giovedì 3 settembre 2009

Meg - una vita una storia capitolo 4

Erano le dieci e un quarto di mattina quando mi ricordai che non avevo ancora fatto visita a Golia.
Presi il giaccone pesante che usavo solitamente per andare a cavallo e mi diressi verso la stalla; questa volta Tequila era al mio fianco.
Lungo la strada la bestiola ( oddio bestiola pesava circa 30 chili) faceva mille corsi e mille salti in mezzo all'erba bagnata.
Arrivato davanti alla porta della stalla, iniziò ad abbaiare, come sempre:
- " Arrivo, arrivo pazzo!"
Esitai un attimo prima di aprire la porta di legno del box di Golia; avevo sempre un certo timore ad entrare.
Questo timore deriva da un sogno ricorrente che facevo quando ero bambina: sognavo sempre di avere un bellissimo cavallo nero, me ne prendevo cura, lo strigliavo, lo pettinavo...Ma nel mio sogno non riuscivo mai a sellarlo.Tutte le volte che ero pronta a montarlo, mio padre mi chiamava dicendomi che era tardi e che era ora di ritirarlo ne box.
A quell'ordine, ubbidivo a malincuore e quando, nel mio sogno, spuntava il sole del nuovo giorno e io correvo ad aprire la porta del box...il mio cavallo era scomparso ed io mi disperavo.
Per questo ogni volta che arrivo davanti alla porta della stalla di golia esito sempre un po'; non potrei immaginare la mia reazione se non lo trovassi al suo posto.
Ma si sà che i sogni sono solo sogni.
Infatti anche quella mattina il mio Golia era al suo posto.
Non appena mi vide entrare cominciò a nitrire e a grattare in terra con gli zoccoli; era il suo modo di salutarmi.
Mi avvicinai e come sempre avvicinai il suo muso al viso:
-" Ciao patatone...Come stai tesoro."
Mi rispose alzando e abbassando la testa.
-" Adesso ti do il rancio e oggi nel pomeriggio ci avventuriamo per il bosco".
Gli servii la "colazione" e mi accorsi che il fieno e l'avena erano quasi finiti:
- " ...azz. Devo andare in paese a comprarli o domani non avrai più nulla
Mi diressi verso la porta; Tequila come al solito era ancora dentro il box a fare il cretino con Golia; era il suo passatempo preferito abbaiargli contro e disturbarlo mentre mangiava, fino a che Golia che non era molto paziente, gli tirava un calcione facendolo correre subito da me con la coda tra le gambe.
-" Tequila, andiamo prima che ti faccia scappare come al solito".
Il cane mi guardò, guardò Golia e capì che forse era meglio lasciarlo in pace.
-" Tequila allora andiamo o no!?".
Non se lo fece ripeter.
-" A dopo Golia".

Fine 4° capitolo

E per Angy Kittosa una piccola anticipazione: adesso arriva il Bello!

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