giovedì 10 settembre 2009

Meg - una vita una storia - capitolo 8

A fatica raccolsi il povero Tequila dal suolo e lo portai in casa, adagiandolo vicino al caminetto acceso.
Per fortuna aveva la pelle dura e le ossa di ferro; l’incidente gli aveva procurato solo qualche graffio che avrei provveduto a disinfettare più tardi.
Ora avevo solo un pensiero: ritrovare Golia a tutti i costi!
Fuori infuriava una vera e propria tempesta di vento; la potenza di questo era tale da far vibrare perfino le travi della stalla.
Presi l’impermeabile e corsi nel bosco…per quanto mi sforzassi di urlare il nome di Golia, la mia voce veniva sopraffatta dai tuoni e i miei occhi stentavano a rimanere aperti tanta era la polvere alzata dall’uragano.
La luce continuava a diminuire, come se le tenebre fossero calate inesorabilmente su Melville.
Volsi lo sguardo in diverse direzioni, ma ben presto mi resi conto di trovarmi in un punto a me del tutto sconosciuto.
-“Merda!Merda! E ancora merda! E adesso come faccio!? Dove vado!? Se solo avessi Tequila con me…”
Un torrente di pioggia cominciò ad inondare la terra; sembrava che questo fosse il giorno in cui la natura aveva deciso di vendicarsi dell’uomo…
Qualcosa, qualcuno mi afferrò le spalle…
Un fragore assordante amplificò la mia paura…
-“ Cosa diavolo ci fai qui ? Con questo tempo, a quest’ora e da sola!?”
Era Jack! Non avrei mai pensato che la vista della sua persona mi facesse tanto piacere.
-“ Andiamo via, forza ti riaccompagno a casa!”
Mi circondò le spalle con il braccio destro:
-“ Tieni giù la testa e seguimi”.
-“ No!Prima devo trovare Golia!”
-“Golia? E chi è Golia?”
-“ E’ il mio cavallo!”
-“ Coosa!! E tu sei qui in piena tempesta, nel luogo più pericoloso di Melville per cercare un cavallo? Sei pazza!...Andiamo forza:”
-“ No!”
-“ Muoviti o mi vedrò costretto a convincerti in modo meno gentile!”
-“ Ma chi cavolo ti credi di essere! E poi chi l’ha chiesto il tuo aiuto!”
Con fare iroso gli tolsi il braccio dalle mie spalle.
Jack mi fissò con sguardo severo, poi tendendomi la mano disse:
-“ Andiamo è pericoloso stare qui! Stai anche tremando dal freddo!”
-“ Fatti gli affari tuoi e lasciami in pace!”- Dissi voltandomi
Non feci in tempo a fare due passi che mi sentii sollevare da terra ritrovandomi tra le braccia di Jack.
Provai una strana sensazione: ero li, stretta a lui; il mio viso poggiava sul suo petto e non potei fare a meno che inebriarmi con il suo profumo.
-“Adesso ferma e zitta!”
Non dissi e non feci nulla; ero incantata dal suo modo di fare, dal suo modo di essere e dai suoi stupendi occhi blu che ogni tanto volgeva verso di me per assicurarsi che tutto andasse bene.
Io, intanto, mi lasciavo sorreggere dalle sue braccia, come un neonato si lascia cullare dalle braccia della madre.
Ascoltavo il forte battito del suo cuore e senza accorgermi mi soffermai a pensare quanto sarebbe stato bello se quel cuore battesse per me.

Fine 8° capitolo

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