- " Tequila!...Tequila dove sei"
Il vento quella mattina aveva deciso di non calmarsi; più passavano le ore, più continuava ad aumentare e
le acque della baia, mostravano la loro imponenza.
Tequila ovviamente era uscito a fare la sua solita passeggiata e io, come al solito, ero in mega ritardo nel mettere in atto i miei mille progetti.
Avevo bisogno di luiperchè dovevo andare nella stalla dove Golia "abitava" e questa non si trovava molto vicino a casa; per raggiungerla dovevo fare alcune centinaia di metri in mezzo al grande parco che circondava la villa.
Mi sentivo al sicuro con Tequila vicino, anche se non c'era nulla da temere, preferivo averlo accanto; dopotutto dietro casa avevo il bosco e la recinzione che separa la mia propietà da esso non era invalicabile, visto che più di una volta anch'io mi ero divertita a scavalcarla.
- " Tequila!...Tequila!..."
Niente.
Tutto ciò era molto strano, Tequila mi ubbidiva sempre e subito, qualsiasi cosa stesse facendo, non appena lo chiamavo mollava tutto e correva a rapporto.
Cominciai a preoccuparmi.
Mi si presentavano mille circostanze.
Con quel tempo, poi, tutto poteva essere accaduto, ad esempio:
il vento poteva aver fatto cadere qualche albero, poteva essersi fatto male, poteva essere caduto nella baia...
Quest'ultimo pensiero mi rese più nervosa di quanto non fossi già.
Corsi verso il ponte di legno che d'estate usavo per prendere il sole, per pescare e per agganciare la scaletta che mi aiutasse a risalire dopo il bagno.
Le onde erano talmente alte e si infrangevano sugli scogli con tale forza, da originare degli schizzi talmente fitti che sembrava fosse arrivata la tanto minacciata pioggia.
In lontananza vidi la sagoma familiare di Tequila, seduto sul pontile; a mano a mano che mi avvicinavo però, iniziavo a intravvedere una sagoma umana seduta accanto al cane.
-" Chi può mai essere?! E come avrà fatto ad arrivare quì? Eppure non ho visto nessuna imbarcazione solcare la baia."
Quando fui alle spalle dello strano personaggio, Tequila, accortosi della mia presenza, si voltò e cominciò come sempre a farmi mille feste.
Il "vigliacco" sapeva di aver disobbedito al mio richiamo.
Di riflesso, anche il mio misterioso visitatore si voltò, e potei osservare il volto dolcissimo di un vecchio pescatore che era lì in compagnia di Tequila e della sua canna da pesca.
Aveva la barba bianca e ben curata, due occhietti verdi e vispi su di un viso magro.
Indossava un cappello da marinaio, una maglietta nera e un giubbotto direi "alla moda", un paio di Jeans e scarpe da tennis.
Mi sorrise, mi sorrise come se mi conoscesse da tanto tempo.
Rimasi molto sorpresa da quel suo comportamento, tanto da restare senza parole.
-" Buon giorno signorina."
Si alzò in piedi con molta agilità, camminò verso di me tendendo la mano destra in segno di saluto.
Quasi senza accorgermi sollevai la mano, la sua stretta si rivelò sicura.
-" Mi chiamo Sam, Sam Leroy, abito poco lontano da quì. Mi scuso per essere entrato nella sua propietà, ma fino alla scorsa estate era disabitata."
Poi abbassò il tono di voce quasi volesse confidarmi un segreto:
-" Ma sa" - continuò -" quì si pescano i migliori salmoni di tutta la sponda nord della costa."
Rimasi in silenzio fino a quel momento.
-" Lei, piuttosto, come si chiama?"
- Meg, Meg Sanders..."
Era più forte di me, non riuscivo a spiaccicare più di una parola; quel vecchi mi incuriosiva, aveva un chè di strano...Vi era qualcosa in lui che non midava la forza reagira.
Quando lo avevo visto ul pontile della mia propietà ero pronta a reagire, cantargliene quattro, ma quando mi aveva sorriso e aveva cominciato a parlare, ero rimasta... come dire "incantata".
Non mi ero nemmeno accorta che il vento, ora, soffiava con una forza incomprensibile e ululava così forte da fare quasi paura.
Il vecchietto si voltò a guardare le onde, poi disse:
-" Senti Meg, ascolta il vento...Era da molti anni che non lo sentivo "gridare" così forte; ora, più che mai si sente il dolore del mondo".
Qust'ultima frase mi fece finalmente capire cosa ci fosse in quell'uomo di tanto stano: era triste.
Aveva cominciato anche a piovere.
-" Signor sam, venga entriamo in casa" - mi guardò - " non vorrà mica incamminarsi con questa pioggia?".
Scosse la testa facendomi capire che accettava il mio invito.
Prima di seguirmi però, si voltò ancora una volta a guardare il mare.
Fine 2° capitolo
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Complimenti dottoressa...mi sta appassionando questo racconto!
RispondiEliminaGrazie cara, ma il bello deve ancora arrivare... Abbi fede!
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