martedì 4 agosto 2009

Racconto in parti

Ora che sono tornato e sento di avere le risposte giuste, attendo i fantasmi alla porta....

Ci sono voluti 2 anni, viaggi in posti allucinanti, da Haiti alla lontana Romania, per apprendere tutto quello che mi serviva e anche molto altro che non scorderò mai. Solo grazie alla cospicua eredità della zia ho potuto permettermi la mia istruzione occultistica. In questi 2 anni ho visto e compreso cose che non si trovano in nessun libro, culti così segreti da non avere un nome, ma pervasi di straordinario potere, gli uomini e le donne che lo usano ne vengono divorati o peggio, ma non ne possono più fare a meno. Questo tipo di sapere richiede un prezzo molto alto, che non tutti sono disposti a pagare e molte scelte, alcune semplici e innocue, altre che non ti fanno più dormire di notte, altre che infliggono al corpo sofferenze e trasformazioni che ancora oggi preferisco non ricordare.

Però ogni cellula del mio corpo sa ormai di essere assuefatta a questi riti e alle sensazioni che mi danno e che malgrado tutti i rischi, il dolore e i rimorsi andrò fino in fondo.

Accantono questi pensieri, chiudo gli occhi per qualche secondo, quando li riapro sono di nuovo lucido e deciso a verificare qui e subito se sono in grado di fare da solo quello che ho fatto qualche volta in gruppo in questi due anni. Il pensiero vola alla zia, che sono ormai convinto pervada questa casa con la sua presenza, non so se è intrappolata qui dalla pena o dal rimorso oppure da qualcosa di più, lo potrò dire dopo il rito e in base a questo saprò cosa fare, faccio le dovute riflessioni, vagliando quello che so della sua vita e decido che il rischio dovrebbe essere minimo, raramente presenze buone in vita fanno male a chi le evoca dopo la loro morte, soprattutto se l'evocatore è un parente.

Valuto di nuovo le mie riflessioni, prestando attenzione alla mia obbiettività, ripenso alla zia al suo viso sempre sorridente, al suo affetto per me e decido che non mi avrebbe fatto mai del male ne da viva ne nella sua condizione attuale, non c'è nulla che possa avere tralasciato, conoscere la vita e il carattere di chi si vuole evocare è fondamentale, ignorare queste informazioni può portare a spiacevoli situazioni durante uno di questi riti, l'ho imparato ha mie spese... ho promesso a me stesso che non correrò mai più un rischio simile, ero un principiante, lo eravamo tutti e credevamo ancora a tutte le storie che circolano sull'occulto, tipo che i fantasmi si manifestano solo di notte con suoni di catene e scricchiolii, le presenze, i fantasmi sono un’altra cosa e mi auguro di non doverci mai più avere a che fare, ci sono sempre, essendo creature della tenebra è più facile individuarli col buio, ma anche in pieno sole possono essere percepiti se uno ha abbastanza potere per farlo.

Per contattare queste presenze si deve fare in modo di sintonizzare il proprio spirito con quello della presenza facendo in modo che i due possano percepirsi, è pericoloso perchè la presenza, se è aggressiva, non ferisce il corpo ma direttamente lo spirito e questo fa ben più male di qualsiasi taglio, frattura o altro che mostrano nei film Horror di terz’ordine, ora l'ho imparato... ha dovuto morire qualcuno perchè imparassimo, ma ora non rifarò mai più un errore così grossolano.
Trangugio in fretta il caffè, sfruttando questo tempo per rimettere ordine nei miei pensieri, quando metto la tazzina nel lavandino sono completamente rilassato.

Afferro con decisione la scatola di sale grosso, mi reco in salotto, fermandomi in corridoio a recuperare le 5 candele rosse che vengono da Haiti, sono la terza serie che uso, sarà un problema trovarne di nuove qui quando saranno finite queste, ma ci penserò a tempo debito.
Arrivato in salotto comincio a spostare i mobili per liberare un’ampia zona di parquet, prendo la vecchia poltrona della zia, sulla quale amava lavorare a maglia e la pongo al centro della zona liberata, apro la scatola di sale e comincio a tracciare i simboli che ho imparato…
Qualcosa comincia a cambiare nell'atmosfera della stanza, lo percepisco come un brivido freddo sulla schiena, sento alcune gocce di sudore imperlarmi la fronte, il cuore aumenta i battiti e il respiro si fa affannato come dopo una corsa, devo calmarmi, la zia ha capito cosa voglio fare e credo non sia daccordo, posso percepire la sua indignazione, è come una sfocatura al limite esterno della mia vista, una sensazione di qualcosa di stonato....
Poso il cartone di sale, mi sollevo da terra, dannazzione sarà già difficile senza che sia agitato, è la prima volta che lo faccio da solo, ce la posso fare…, ce la posso fare… ritrovo il controllo, continuare a ripetermelo mi permette di ritrovare il controllo, afferro di nuovo il sale e termino i simboli, controllo che siano tracciati come si deve...

un cerchio di 2 metri di diametro attorno alla poltrona è completamente ricoperto di simboli strani, per molti incomprensibili, ma ognuno di essi ingabbia, amplifica e ritrasmette il potere.
Prendo le candele e le poso negli spazi che ho appositamente lasciato tra i simboli, accendo i loro stoppini, la fiamma è bianc'azzura, sta filando tutto liscio, le fiamme delle candela tremolano, di nuovo il brivido alla schiena, so cos'è ma lo ignoro, decido di relegare queste sensazioni in un angolo della mia mente, sono io che comando, chiudo le persiane, ora l’unica luce che illumina la sala è quella delle 5 candele.

Apro la cassapanca della zia, sta vicino al camino come quando ero bambino, estraggo i suoi ferri da maglia, li osservo bene e penso a quante volte ho giocato steso ai sui piedi, su questo pavimento mentre lei lavorava seduta in poltrona, un sorriso increspa il mio volto mentre getto i ferri al centro del cerchio.

In fretta mi libero dei vistiti. Mi tolgo scarpe e calzini rivelando così il tatuaggio della stella a cinque punte che porto sui piedi sia sul collo che sulla pianta... nuovo brivido, sta volta anche una lieve tensione alla base del collo, mi passa per la testa che la zia sappia che cos'è questo tatuaggio e a cosa serva, decido di ignorare questa possibilità e lascio vagare i miei pensieri al ricordo di quando mi è stato fatto... il dolore di quella notte, la notte in cui sono rinato, la notte dell’ascensione … torno al presente e mi avvicino al cerchio, stando attento a non rovinare i simboli di sale vi entro e mi siedo sulla poltrona, unisco i piedi chiudendo il tatuaggio a stella, impugno un ferro da maglia per ogni mano, e comincio a intonare una litania che ben conosco, la mia voce è bassa e il mio cure batte all’impazzata, aumento il tono e la velocità del canto, intanto pongo i ferri sulle fiamme di 2 candele e li vedo annerirsi, il canto aumenta ancora, fatico a riconoscere quella voce come mia, i ferri sono ora rossi, sto quasi urlando, sollevo in alto le braccia portando i ferri roventi sopra la mia testa, il tono della mia voce sale ancora, diventando quasi inumano, la nenia sta per giungere al termine, il mio cuore non batte quasi più, i miei polmoni sono a corto d’aria, pronuncio in un rantolo spezzato le ultime sibille e abbasso con tutta la forza che ho in corpo le braccia. I ferri si conficcano nei miei piedi, al centro della stella, spezzando muscoli carne ed ossa, non faccio nessuna fatica a trafiggermi, la forza che anima le mie braccia non è più quella di un essere umano, i ferri penetrano in profondità nel parquet, imprigionando i miei piedi in posizione, tendo il tatuaggio unito, le fiamme delle candele si fanno più alte, più luminose e passano dal bianc’azzuro al viola scuro, il sale attorno a me, risplende anche se non raggiunto dalla luce, i simboli si sfaldano unendosi tra loro a formare un cerchio perfetto, interrotto solo dalle candele… il mio cuore è fermo, ce l’ho fatta… la sento…

2 commenti:

  1. ho apportato qualche modifica a questa parte del racconto che non mi convince come stile, avevo perso la prima stesura per un problema con internet e la seconda non era venuta così bene, ora mi piace di più, sono stati corretti alcuni pezzi e aggiunta qualche informazione in più, mi scuso con tutti e con la mia coautrice Penelope per la impietosa stesura di prima

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